Dal secondo dopoguerra a oggi l'attività di poeti-cantastorie del Sud quali Cicciu Busacca, Ignazio Buttitta. Orazio Strano, Franco Trincale risulta quantomai arricchita di spunti espressivi e tematici solo in parte riconducibili agli ambiti tradizionali del folklore bensi a una piazza eletta a luogo universale del confronto dialettico, in cui riesporre al pubblico e con la forza musicale della poesia, le tormentate storie degli uomini. Una piazza mediatica ben più ampia di quelle contadine, alla quale il cantastorie ha riadattato la propria riflessione critica; una piazza che, oltre ai vasti ambiti del teatro, della radio, della televisione e della rete. ha visto i poeti-cantastorie comparire spesso sul grande schermo del cinema, in progetti di primissimo livello. La giornata di studio "Il cinema dei cantastorie. Il realismo poetico tra documenti, immagini e proiezioni” vuol cosi essere una prima occasione per far conoscere, più che i già noti aspetti tradizionali, il dialogo partecipativo che, sin dagli anni Cinquanta del Novecento, i cantastorie hanno saputo stabilire con grandissimi registi del panorama cinematografico italiano: dai fratelli Taviani ad Alessandro Blasetti, da Pietro Germi a Carlo Lizzani, da Ugo Gregoretti a Martin Scorsese e Franco Zeffirelli, da Marco Tullio Giordana a Marco Amenta e Pasquale Scimeca, fino al recente Cuntami (2021) di Giovanna Taviani. A questa va aggiunta la cinematografia documentaristica di cui ricordiamo Il giullare in esilio (1983) di Giovanni Isgrò e Diego Bonsangue dedicato ancora alla personalità di Busacca come il docufilm di Antonio Ministeri, I cunta di Francu (2020), incentrato su Franco Trincale, importantissimo innovatore dei cantastorie e voce storica di operai e emigranti. In tale ambito si situa anche la partecipazione di molti cantastorie a programmi radiotelevisivi ispirati alla logica del folk music revival - pensiamo a Controcorrente e Sottotraccia di Ugo Gregoretti, a Cronache italiane di Pierpaolo Pasolini, a Italia bella mostrati gentile di Ignazio Buttitta -; come la piazza telematica oggi assiduamente frequentata dai cantastorie. L'adesione a tali vasti circuiti ha contribuito alla dilatazione del pubblico decantastorie di pari passo a una relativa italianizzazione del dialetto e al ripensamento delle tradizionali forme poetico-musicali.
Con Il cinema dei cantastorie, Mauro Geraci (antropologo culturale presso l'Università di Messina) e Simonetta Ceglie (storica e archivista presso l'Archivio centrale dello Stato) in stretta progettualità con l'Associazione culturale Cantastorie Busacca e col supporto dell'Associazione Cantastorie on line e del Circolo Gianni Bosio, intendono cosi proporre una riflessione sulla "modernità" che ha visto e vede i cantastorie porsi alla ricerca di nuove forme espressive, garanti di un sapere per il quale non ci si rassegna a essere convocati quali simboli di un "mondo che scompare" che ancora conserva nell'"ultimo cantastorie" aspetti folkloristici, pittoreschi, telegenici. Con una mostra di documenti, proiezioni e incontri con studiosi e conoscitori quali Ales- sandro Portelli. Carmelo Marabello, Francesca Busacca, Claudio Piccoli e Tiziana Oppizzi, la giornata vuol cosi illustrare la molteplicità dei circuiti comunicativi, visivi e conoscitivi dei cantastorie contemporanei, la cui novità riguarda anche campi tematici che investono le più attuali cronache e questioni sociali, dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica ai neocolonialismi e all'immigrazione, dai disastri ambientali alle nuove frontiere della bioetica. Il cinema dei cantastorie si propone, altresì, quale momento di rivelazione delle nuove potenzialità della canzone narrativa, ancora efficaci per riflettere sugli aspetti tortuosi della storia di oggi.
L'iniziativa, inserita nell'ambito de "L'archivio cantato", accordo quadro di collaborazione vigente tra l'Archivio centrale dello Stato e il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell'Università degli Studi di Messina, fa parte del progetto "Paternò e le piazze del mondo. Busacca e i cantastorie" finanziato dall'Assessorato delle autonomie locali e della funzione pubblica della Regione Siciliana (legge regionale 16 gennaio 2024, n. 1).